Terminologia LGBTQIA+

Pride Month – Capire e sostenere la comunità LGBTQIA+

Marie

Lifestyle: ridere - quando Marie non crea nuovi contenuti, trascorre il suo tempo con amici tra un bicchiere di vino, giochi di società e serie TV. Dopo essersi laureata in economia, si è tuffata nel mondo del marketing e dell'ecommerce, dove ha trovato il posto giusto per dare libero sfogo a tutta la sua creatività. La sua ricetta per il buonumore è: arredare e decorare.

Happy Pride Month! Durante il mese di Giugno si celebra il Pride Month, cioè il mese dell’orgoglio della comunità LGBTQIA+ e dell’essere fieri di come si è, qualunque siano il nostro orientamento sessuale e la nostra identità di genere. Giugno è stato volutamente scelto in ricordo dei moti di Stonewall, una serie di violenti scontri (il primo di questi, per l’appunto, consumatosi la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969) avvenuti tra la polizia di New York e persone omosessuali e transessuali. Poco dopo l'una e 20, otto ufficiali del distretto newyorkese irruppero nello Stonewall Inn, un bar gay in Christopher Street a Manhattan. Le retate da parte della polizia nei locali gay non erano una novità, ma questa volta nessuno rimase in silenzio a subire.
Non è facile ora capire con esattezza come siano iniziate le rivolte, storia e leggenda si intrecciano e le versioni sono davvero tante. Una cosa, però, è certa: da quel momento in poi la folla si ribellò, riversandosi per le strade e gli agenti di polizia furono costretti a cercare rifugio all'interno del locale. “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud” (dillo chiaro e forte, gay è giusto, gay è orgoglio) non fu soltanto uno dei tanti slogan dei manifestanti durante quelle giornate infuocate, bensì fu l'inizio del movimento di protesta, che portarono alla formazione del Gay Liberation Front durante il mese successivo. 50 anni dopo il “Pride” non solo resiste, ma diventa sempre più forte, ci ricorda quanto sia bello essere diversi gli uni dagli altri, sentirci unici ed accettati per la nostra meravigliosa natura.

Che vuol dire LGBTQIA+?

La rivolta di Stonewall ha infuso coraggio e ha restituito la voce a tantissime persone: molte di queste sono riuscite a liberarsi dagli schemi di una società ottusa e bigotta e a dichiarare al mondo interno: “sono nato/a così!”. Tante altre, non hanno avuto la stessa fortuna, ed è per questo, che è importante festeggiare e supportare il Pride Month, per fare modo che, un giorno, nessuna persona su questo pianeta possa sentirsi esclusa e discriminata, per insegnare ai più duri di comprendonio, che la diversità è ricchezza, e che l’accettazione del prossimo è la base della vita con e in mezzo agli altri. Oltre alla presa di consapevolezza della società e ai passi avanti fatti dai governi di tanti Paesi, dal quel giugno 1969 anche il linguaggio e la terminologia della comunità si sono evoluti. Oggi si parla di LGBTQIA+ Community, un acronimo sicuramente difficile da far pronunciare alle nostre nonne, ma importante da tenere a mente una volta capitone il significato. E noi siamo qua proprio per spiegarvelo!

L= Lesbian Lesbica è una donna, che si identifica come tale e che viene sessualmente attratta da altre donne.
G = Gay Gay è un uomo, che si identifica come tale e che viene sessualmente attratto da altri uomini. Il termine viene spesso utilizzato come sinonimo di omosessuale, e quindi, da riferirsi a uomini e donne.
B = Bisexual L’aggettivo bisessuale è più complesso. In esso si identificano tutte quelle persone che vengono sessualmente attratte sia da uomini che da donne. Il bisessuale, quindi, si muove su una lettura dei sessi binaria, mentre la persona pansessuale può provare attrazione per qualsiasi individuo, indipendentemente dal suo orientamento o identità di genere.
T = Trans* Si definisce trans la persona, che si identifica in modo transitorio o persistente con un genere diverso rispetto a quello assegnatogli dalla nascita a causa delle sue caratteristiche anatomiche. Il termine trans è un iperonimo di transgender, transessuale, cross-dresser o persone di genere non binario. La persona transgender a differenza di quella transessuale, non si riconosce nel modello dicotomico uomo/donna dominante nella nostra società. Il transessuale, invece, vive una discordanza tra il sesso biologico e l’identità di genere e, spesso, rivolge alla scienza medica una domanda di modificazione dei caratteri sessuali primari e secondari.
Q = Queer/Questioning Queer è un sostantivo di derivazione anglosassone, la cui traduzione corrisponde ad “eccentrico”, “insolito” o “bizzarro”. Il termine ha assunto diversi significati all'interno della comunità LGBTQIA+, mentre nella nostra lingua si usa per indicare tutte quelle persone, il cui orientamento sessuale e/o identità di genere differisce da quello eterosessuale o cisgender. Questioning, anch’esso derivante dall’inglese “interrogarsi”, è un termine che descrive tutti gli individui che mettono in discussione il proprio orientamento sessuale, la propria identità, il proprio genere o tutti e tre. La lettera "Q" è stata aggiunta alla fine dell'acronimo LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) e può indicare tutte le persone che si riconoscono come queer o come questioning.
I = Intersex Essere intersessuali vuol dire possedere dei caratteri sessuali (come le gonadi, i genitali, l’aspetto somatico, etc.) che non rientrano nel tipico binario di genere uomo-donna. Alla persona intersessuale vengono, spesso, proposti interventi di tipo chirurgico, talvolta in età pediatrica, per definirne il genere, sottovalutando le future conseguenze psico-fisiche negative.
A = Asexual Le persone asessuali provano scarsa o nessuna attrazione sessuale. Queste possono, comunque, avere rapporti, nonostante non percepiscano alcun desiderio. L’asessualità non deve essere confusa con l’astinenza o la castità, in quanto queste ultime sono scelte individuali scaturite dalla propria volontà, oppure intraprese a causa di influenze culturali.
Il + aggiunto alla fine dell’acronimo vuole comprendere persone, che non si sentono di appartenere a nessuno dei termini sopra elencati o che si rispecchiano in più di uno.
Quante definizioni abbiamo utilizzato per spiegare il significato di LGBTQIA+? E quante ne conosci già? Alcune di queste (per esempio gender, cis-gender, non binario) sono, al giorno d’oggi, espressioni importanti da conoscere e da integrare nel tuo vocabolario quotidiano. Vediamole insieme!

FLINTA*, gender, non-binario e molto altro: altre definizioni da conoscere

FLINTA*: L’acronimo FLINTA* (dall’inglese Female, Lesbian, Intersex, Trans and Agender) raggruppa tutte quelle persone marginalizzate dalla società contemporanea, e di conseguenza, individui non identificabili con la definizione di “maschio cis ed etero”. Agender è, invece, chi non si riconosce in una specifica identità di genere o ha un'identità di genere neutra o indefinita.
Safe Zone: A tal proposito, nascono le safe zone cioè dei luoghi, locali o eventi realizzati da persone, a loro volta discriminate (o da chi le supporta) in modo da creare delle zone sicure, dove tutti possano sentirsi liberi di esprimere se stessi in libertà, senza aver timore di essere emarginati o persino aggrediti. In un contesto condiviso da persone che la pensano allo stesso modo e che condividono problemi simili, ci si può sempre sentire sicuri e liberi.
Gender: Dagli anni '50, grazie agli studi di Claude Lévi-Strauss e di Michel Foucault, si è iniziato a sottolineare la differenza tra i termini sesso e genere: il primo si riferisce al corredo genetico-biologico di un individuo, mentre il secondo indica l’identità di genere, cioè come una persona si riconosce indipendentemente delle sue caratteristiche anatomiche. In tempi recenti, si è accesa una polemica, sterile ed inutile, riguardante la “teoria gender”, concetto nato in ambito cattolico per riferirsi in modo critico agli studi di genere e del tutto priva di fondamenta.
Cis(gender): Cis-gender è una persona la cui identità di genere corrisponde al genere e al sesso biologico assegnatogli alla nascita. Per fare un esempio, cis-gender è la donna, nata con caratteristiche anatomiche femminili e che si riconosce come tale. Questo concetto non ha niente a che fare con l’orientamento sessuale.
Non-binario*: Identificarsi nel genere non-binario significa non riconoscersi nella dicotomia uomo-donna. Chi vive questa identità può non percepirsi come uomo o donna, ma può sentirsi entrambi, o persino “altro”.
Christopher Street Day: Come accennato all’inizio di questo articolo, lo Stonewall Inn, il bar newyorkese dove nel 1969 cominciarono le prime proteste e ribellioni della comunità gay e trans, si trovava lungo la Christopher Street di Manhattan. Ecco perché, in suo onore, la parata (in Italia meglio conosciuta come Gay Pride) porta in tante altre parti del mondo il nome Christopher Street Day.
Omofobia: Contrariamente al suo significato etimologico, l’omofobia (come anche la xenofobia) non è inserita in alcuna classificazione clinica delle fobie. Non è quindi una “paura”, ma un atteggiamento (causato da ignoranza e bigottismo e basato sul pregiudizio) di odio, avversione e ripulsione irrazionale nei confronti dell’omosessualità, bisessualità e transessualità (vd. transfobia). Il Parlamento europeo, con una Risoluzione del 18 gennaio 2006, definisce l’omofobia analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo e dichiara di condannare “con forza ogni discriminazione fondata sull'orientamento sessuale”. Chiede, inoltre, agli Stati membri di assicurare che le persone LGBT vengano protette da discorsi omofobici intrisi d'odio, da atti di violenza e invita i Paesi a condannare con fermezza tali azioni e ad intensificarne la lotta attraverso campagne “condotte nelle scuole, università e mezzi d'informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa”.
Transizione: Il processo di transizione è lungo e non è affatto semplice. Inizia con una fase di introspezione, in cui una persona non si riconosce nel suo corpo: le sue caratteristiche biologiche, quindi, e il genere assegnatole alla nascita, non corrispondono alla sua identità. Il passo successivo da compiere è quello di cercare un supporto di tipo psicologico che, in aggiunta al ruolo fondamentale della famiglia, degli amici e della comunità, deve essere cooperativo e di tipo professionale. L’aiuto della psicologia dovrà rimane presente per tutto il percorso transitivo, il quale procederà con una terapia medica ormonale e una fase auto-diagnostica di “vita reale”, nella quale la persona inizia a "vivere" nel mondo come individuo del sesso a cui sente di appartenere. Seguono l’iter legale, la conversione chirurgia del sesso (non sempre) e il re-inserimento sociale, in ambito familiare, lavorativo etc. della persona e, ovviamente, i follow-up di controllo.
Discriminazione multipla: Discriminazione multipla (in senso ampio) indica tutti quei casi in cui un individuo viene discriminato in base a due o più fattori, per l’appunto, discriminatori. Il concetto è suddivisibile in discriminazione multipla ordinaria, additiva ed intersezionale. Analizziamole insieme. La prima si verifica quando la persona viene discriminata, in momenti diversi, sulla base di più fattori, differenti tra loro. La seconda, invece, avviene nella stessa occasione, ma sulla base di fattori discriminatori diversi che si aggiungono l’uno all’altro, restando comunque separati. Infine, la discriminazione intersezionale è quella basata su più fattori, i quali interagiscono tra loro senza poter più essere separati.
Famiglia arcobaleno: Per famiglie arcobaleno si intendono tutti quei nuclei familiari non composti dalla classica coppia uomo-donna eterosessuale: queste famiglie, quindi, possono essere formate da una persona single omosessuale, da una coppia gay o lesbica, trans*, etc. Nel caso in cui i due partner omosessuali decidano di avere e crescere dei figli insieme si parlerà di nuclei omogenitoriali.
Eteronormatività: Neologismo coniato nei primi anni ‘90, l’eteronormatività è la convinzione (teoria del tutto infondata e ridicola) che l'eterosessualità sia l'unico orientamento sessuale e, di conseguenza, l’unico “normale”. Beh, mi dispiace deluderti, ma non è assolutamente così!
Ally/Straight Ally: Ricorda, al Pride non partecipano solo le persone gay, lesbiche, trans, bisessuali o queer! Sono tantissimi gli eterosessuali e cis-gender che scelgono di supportare la comunità LGTBQIA+ e di combattere insieme le discriminazioni. Più siamo, meglio è!

6 consigli su come sostenere la comunità LGTBQIA+

Ora che abbiamo imparato tutte le definizioni più importanti da conoscere, la comunità LGBTQIA+ non ha quasi più segreti ed è pronta ad avere alleati validi tra le sue file! Sosteniamo e supportiamo le loro battaglie! Come?
  1. Non parlare, bensì ascolta! Non immagini quante persone abbiano storie incredibili da raccontare, storie di paure, emarginazione, violenze fisiche e verbali, assalti, ma anche tante storie di amore, comprensione, tolleranza e rispetto. Ascoltale bene per capire.
  2. Riconosci i tuoi privilegi Se sei una persona eterosessuale e cis-gender, sappi che vivi una condizione di privilegio, che devi riconoscere e sfruttare se vuoi difendere i diritti delle persone discriminate.
  3. Istruisciti Conoscenza è potere! Prima di agire è importante avere consapevolezza e conoscenza. Informati bene sulle tematiche relative alla comunità LGBTQIA+, sui loro diritti e sulle lacune della nostra legislazione, sul perché delle loro lotte. Inoltre, cerca di socializzare nell’ambiente.
  4. Impara dagli errori Conoscere e capire porta spesso a saper riconoscere i propri errori, da questi non puoi far altro che imparare, per non ripeterli più. Solo così, potrai sbarazzarti di pregiudizi e convenzioni sociali sbagliate.
  5. Attivati Non chiudere mai gli occhi davanti a certe situazioni. Nel tuo piccolo, da solo, puoi fare davvero tanto per impedire tensioni e soprusi di ogni genere. Un esempio è il cyber-bullismo: se una persona viene insultata o derisa sui social a causa del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere (ma anche per altri motivi) segnala subito questo tipo di comportamento, ormai inaccettabile.
  1. Fai sentire la tua voce Fai lo stesso anche nella vita reale e non sono sui social media. Quando senti o vedi determinati comportamenti violenti, non solo fisicamente, ma anche verbalmente, agisci! Parla, esponiti, fai sentire la tua voce. Sottolinea la scorrettezza e la brutalità di certe azioni, cerca aiuto o chiama immediatamente le forza dell’ordine nel caso di violenza fisica.
Infine, concludiamo con un piccolo avviso: non chiedere mai agli altri, a meno che non siano loro stessi a farlo, dettagli sulla loro vita privata, sulle preferenze sessuali o sull’identità di genere. Riconoscere le diversità vuol dire capire, che tutti noi abbiamo le nostre peculiarità e che queste non debbano mai essere oggetto di pregiudizi o discriminazioni di alcun tipo. Speriamo che il nostro piccolo glossario e i nostri consigli ti possano essere utili, non sono questo mese, ma sempre: uniti si fa la forza! Happy Pride!
Testo italiano curato da Daniela Sara.

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